Stop al decreto del Ministero della Salute: il CBD non entrerà nella tabella degli stupefacenti
Revocato il decreto del Ministero della Salute che prevedeva l’inserimento delle preparazioni orali a base di CBD nella tabella dei medicinali del testo unico sugli stupefacenti. La notizia, riportata da La Stampa, annuncia il dietrofront ufficiale: con un atto datato 28 ottobre, l’entrata in vigore del provvedimento è stata sospesa con effetto immediato, in attesa dei pareri richiesti all’Istituto Superiore di Sanità e al Consiglio Superiore di Sanità.
Il decreto, pubblicato il 15 ottobre sulla Gazzetta Ufficiale, sarebbe dovuto entrare in vigore il 30 ottobre, sollevando dubbi e preoccupazioni sulle ripercussioni per il mercato degli oli al CBD e per quello della cannabis light. L’obiettivo originario era preparare il terreno per l’introduzione dell’Epidiolex, un farmaco a base di CBD prodotto dalla GW Pharmaceuticals. Tuttavia, a differenza di quanto accaduto in Italia, altri paesi europei come Francia e Germania hanno autorizzato la vendita del medicinale senza classificare il CBD o i suoi derivati come sostanze stupefacenti.
Per il momento, l’industria del settore può tirare un sospiro di sollievo, ma nuove sfide sono all’orizzonte. La Commissione Europea, a settembre, aveva interrotto il processo di inserimento del CBD nella lista dei Novel Food, annunciando di voler valutare se considerarlo uno stupefacente. A dicembre, inoltre, gli Stati membri dell’OMS saranno chiamati a votare sulle raccomandazioni dell’organizzazione internazionale in merito alla cannabis, dopo il riconoscimento ufficiale delle sue proprietà mediche.
In particolare, per il CBD l’OMS aveva espresso una posizione chiara: non dovrebbe essere classificato in alcuna tabella, nemmeno i prodotti con THC fino allo 0,2%.