Nel febbraio del 2019, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) riconobbe ufficialmente la Cannabis come una sostanza medica, evidenziandone i benefici terapeutici. Tuttavia, l’OMS mantenne il limite del THC (il principale principio psicoattivo della pianta, oggi illegale in Italia) a una soglia minima dello 0,2%, praticamente trascurabile. Questa decisione rappresentava un passo importante per l’intero settore, ma in Italia passò quasi inosservata, complice la scarsa attenzione riservata dai mass media, spesso focalizzati esclusivamente sulle vicende politiche.
Nonostante ciò, la notizia suscitò reazioni positive da parte di associazioni e attivisti impegnati nella promozione della Cannabis terapeutica. Tra queste, l’Associazione Luca Coscioni commentò con entusiasmo, dichiarando: “Finalmente l’OMS ha preso atto dei benefici terapeutici della Cannabis e dei suoi derivati, segnando una vittoria dell’evidenza scientifica sulla miopia politica che ha dominato per decenni.”
Da anni, associazioni, attivisti, medici, avvocati e imprenditori lottano per il riconoscimento della Cannabis in Italia, ricordando che fino agli anni Trenta essa era legale e ampiamente utilizzata in ambiti come la medicina, l’alimentazione e persino per scopi ricreativi e spirituali. La sua criminalizzazione non ebbe nulla a che vedere con la salute pubblica, ma fu il risultato di interessi economici e politici, come documentato da numerosi studi e articoli.
Un nuovo momento di svolta arrivò il 2 dicembre 2020, quando l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) riconobbe ufficialmente le proprietà terapeutiche della Cannabis, rimuovendola dalla Tabella IV degli stupefacenti, riservata alle sostanze considerate più dannose e con scarsi o nulli benefici medici. Questa decisione, pur non modificando direttamente le leggi nazionali, rappresenta un precedente significativo per il settore, confermando ciò che chi opera in questo campo sapeva da tempo: la Cannabis è una risorsa medica di grande valore.
La Cannabis e i suoi derivati, se utilizzati in maniera controllata, hanno dimostrato effetti benefici su una vasta gamma di disturbi e patologie, tra cui ansia, stress, insonnia, emicrania, dolori cronici, nausea, artrite, sclerosi multipla, epilessia, Alzheimer e Parkinson, solo per citarne alcuni. Non si tratta di una panacea, ma di una pianta che offre principi attivi naturali in grado di migliorare lo stato di benessere psico-fisico dell’organismo. Basti pensare che il latte materno contiene endocannabinoidi fondamentali per lo sviluppo del bambino, a dimostrazione della profonda connessione tra il corpo umano e questa pianta.
La risoluzione dell’ONU fu approvata con una maggioranza semplice tra i 53 Stati membri della Commissione: la maggior parte dei paesi europei, esclusa l’Ungheria, e molti Stati americani votarono a favore, mentre Asia e Africa si opposero in gran parte. La Cannabis è stata così eliminata dalla tabella degli stupefacenti “particolarmente dannosi e privi di valore medico”, aprendo nuove opportunità per la ricerca scientifica. Tuttavia, rimane ancora inclusa nella Tabella I, e l’uso ricreativo continua a essere vietato dalla legge internazionale.
Nonostante il riconoscimento dell’OMS e dell’ONU, l’Italia mantiene un approccio ostile verso la Cannabis, bloccata da ipocrisie politiche e interessi economici. Questa posizione non solo frena lo sviluppo di un mercato legale e controllato, ma alimenta il traffico illecito e penalizza una pianta che potrebbe rappresentare una risorsa naturale e terapeutica accessibile a tutti.dall’atteggiamento ostile del governo verso questa pianta, verso questa medicina naturale!