Le proprietà terapeutiche della cannabis medica, inclusa quella del CBD, sono ormai ampiamente riconosciute e discusse, ma pochi sanno che questi benefici si estendono anche agli animali, grazie al lavoro innovativo di veterinari sempre alla ricerca delle migliori soluzioni.
In Italia, la dottoressa Elena Battaglia, veterinaria ligure, è stata una pioniera nell’utilizzo dei cannabinoidi dal 2016 per trattare diverse patologie animali, ottenendo risultati straordinari. La sua esperienza con la cannabis medica inizia durante un viaggio negli Stati Uniti, dove scopre che il CBD può essere somministrato agli animali.
Decide quindi di sperimentarlo sulla sua cagna di 18 anni, che aveva difficoltà a muoversi: sorprendentemente, dopo il trattamento, l’animale ha ripreso a camminare. Un’altra esperienza significativa è legata al gatto di sua madre, affetto da un tumore all’orecchio. Grazie alla cannabis medica, è stato possibile rallentare la progressione della malattia e migliorare sensibilmente la qualità e la durata della vita dell’animale.
Professionisti come Elena, che sfidano i pregiudizi con competenza e passione, dimostrano quanto la cannabis possa rappresentare una valida opzione terapeutica non solo per gli esseri umani, ma anche per gli animali. Tuttavia, per garantire il pieno accesso a queste terapie, è fondamentale superare le attuali difficoltà legate alla carenza di continuità terapeutica, una problematica che richiede urgente soluzione per il bene di tutti i pazienti.
Quando la dottoressa iniziò a prescrivere il CBD, in Italia era ancora poco conosciuto, eccezion fatta per coloro che lo producevano. Durante quel periodo, fu invitata a un convegno a Terni per discutere della cannabis medica e, nelle settimane successive, alcuni veterinari iniziarono a dichiarare che anche loro avevano iniziato a somministrarla ai propri pazienti. Sembra che spesso nessuno sia disposto a esporsi finché qualcun altro non fa il primo passo.
Prima di allora, il tema era quasi inesistente nel dibattito veterinario, mentre oggi il CBD è diventato protagonista di un vero e proprio
Inizialmente, la dottoressa utilizzava esclusivamente il CBD, ma successivamente ha iniziato a impiegare la resina di cannabis per trattare i pazienti oncologici. Tuttavia, a causa degli alti costi, se è orientata verso l’olio a spettro completo, che si è rivelato altrettanto efficace.
Non solo la resina, infatti, ma anche l’olio possiede straordinarie proprietà antitumorali. Tra i molti esempi, spicca quello di un cane affetto da osteosarcoma: il tumore è rimasto stabile dal novembre 2019 e, in una lastra effettuata di recente, è risultato completamente scomparso.
In un’intervista a Dolce Vita ha dichiarato: “La cannabis terapeutica per gli animali risulta più efficace sicuramente a livello oncologico, con l’epilessia e tutte le forme di artrosi o malattie neurologiche e dermatite. Ci sono anche i pazienti che hanno l’artrosi ma soffrono d’ansia e allora gli somministro Bedica così cura entrambe le patologie. Il CBD full spectrum, l’unico che uso, viene utilizzato per tutte le patologie con dolore lieve/moderato, poi se peggiora si passa anche al THC”
“Utilizzo la stessa ricetta di Rick Simpson” ma solo per la resina. L’olio invece è il classico oleolito che si fa con le varietà più opportune per la patologia. Quasi tutti inizialmente partono con il Bediol, 1:1, che è il più facile da gestire ma dato che manca sempre la cannabis medica abbiamo cercato di fare delle concentrazioni simili al Bediol, utilizzando altre varietà. In questa maniera si sono visti gli effetti positivi di alcune singole varietà o gli effetti positivi di tante varietà messe insieme. Oggi per la maggior parte dei pazienti oncologici utilizzo due fitocomplessi diversi che agiscono meglio di uno solo.”
Leggi qui l’intervista completa della dottoressa Elena Battaglia.