Il vento sta cambiando nel Vecchio Continente. L’approccio proibizionista alla cannabis, che ha caratterizzato per decenni le politiche europee, è sempre più contestato. Governi di diversi paesi stanno riconoscendo i limiti di questo modello e stanno adottando misure più pragmatiche, orientate alla regolamentazione del mercato e alla tutela della salute pubblica. La criminalizzazione dei consumatori è sempre più percepita come un errore, mentre si fa strada la consapevolezza che la cannabis è una questione complessa che richiede soluzioni innovative.
La Germania ha compiuto un passo storico verso la legalizzazione della cannabis. Il nuovo governo, composto da una coalizione di socialdemocratici, verdi e liberali, ha annunciato un accordo per legalizzare la vendita di cannabis per uso adulto in negozi autorizzati. Questa decisione segna una svolta nella politica tedesca in materia di droghe e potrebbe avere un impatto significativo a livello internazionale.
Le ragioni a sostegno della legalizzazione della cannabis, condivise da SPD, Verdi e FDP, vanno al di là dei potenziali benefici economici. L’obiettivo principale è contrastare il mercato nero, tutelare i giovani e porre fine alla criminalizzazione di milioni di consumatori. Questa discussione non è isolata: da anni, anche in Germania, esponenti politici di primo piano, come Daniela Ludwig, chiedono un approccio più pragmatico e meno ideologico al tema delle droghe, aprendo di fatto alla possibilità di una legalizzazione controllata della cannabis.
L’Italia rischia di rimanere indietro mentre altri paesi, come la Germania, legalizzano la cannabis. È ora di agire! Il Parlamento ha l’opportunità di fare un passo avanti nella lotta contro la criminalità organizzata e di allinearsi ai paesi più avanzati. Non dovremmo perdere questa occasione. Dello stesso avviso è anche Mario Pierantoni, deputato del M5S e presidente della Commissione giustizia dove è stata proposta la legge per l’autoproduzione di cannabis.
Un appello chiaro e preciso al governo italiano arriva dal Comitato promotore del referendum sulla cannabis: adottare una posizione neutrale sul referendum, come fatto in Germania. “Il governo mostri neutralità per permettere il voto sulla legalizzazione”, chiedono Marco Perduca, Antonella Soldo, Riccardo Magi e Leonardo Fiorentini.
Dopo dodici anni di assenza, la conferenza nazionale sulle dipendenze, tenutasi a Genova a fine novembre, ha riacceso il dibattito sulla cannabis a livello nazionale. La ministra Dadone ha sottolineato come l’Italia debba valutare attentamente le scelte di altri paesi, come la Germania, pur riconoscendo la necessità di trovare una maggioranza parlamentare coesa su una materia così delicata.

«Nel momento in cui una parte non proprio irrilevante e un alleato non proprio trascurabile dell’Italia, come la Germania, sembra cambiare profondamente linea su questo fronte, credo che sia inevitabile che una qualche riflessione la si faccia anche nel nostro Paese», ha dichiarato il ministro Andrea Orlando aggiungendo che: «quella scelta determinerà dei riflessi che riguarderanno il nostro Paese, lo si voglia o meno, nell’ambito di un mercato unico con le frontiere aperte».
Non si è fatta attendere la risposta di Matteo Salvini: «È molto preoccupante che un ministro della Repubblica, anziché ascoltare le tante comunità di recupero che eroicamente salvano migliaia di ragazzi e combattono le dipendenze tutti i giorni, parli con leggerezza di droga. Il ministro si occupi dei lavoratori»,
Il settore della cannabis legale si sta rivelando una miniera d’oro per il mercato del lavoro statunitense. Con oltre 321.000 posti di lavoro a tempo pieno, la cannabis sta offrendo nuove opportunità a molti americani. Gli analisti prevedono che questo settore continuerà a crescere, creando ancora più posti di lavoro e contribuendo allo sviluppo economico del Paese. Questo il Salvini non lo considera?
L’EUROPA
La Francia sembra pronta a considerare seriamente la legalizzazione della cannabis. L’ex presidente Hollande ha recentemente espresso il suo favore, sottolineando come questa sia una questione di salute pubblica. Anche la ministra Pompili ha riconosciuto che la legalizzazione è un tema che non può più essere ignorato, soprattutto alla luce degli elevati tassi di consumo tra i giovani.
Il percorso verso la legalizzazione della coltivazione domestica di cannabis a Malta è quasi giunto al termine. Dopo l’annuncio di una proposta di legge nell’aprile 2020, l’isola è ora in attesa dell’approvazione finale del Parlamento. Nel frattempo, il Lussemburgo, che aveva annunciato una legge simile, sta ancora rivedendo la sua bozza. Malta, quindi, si appresta a diventare il primo paese dell’UE a legalizzare l’autoproduzione di cannabis.
La Svizzera, invece, pur fuori dall’Unione europea ma nel cuore dell’Europa, dal 2022 inizierà una legalizzazione sperimentale in alcune città.
Se l’Europa dovesse legalizzare la cannabis, assisteremmo a una crescita senza precedenti del mercato. Le stime prevedono un valore di 3,2 miliardi di euro entro il 2025, una cifra impressionante se confrontata con i soli 403 milioni di euro registrati alla fine di quest’anno. Un’opportunità economica di vasta portata, secondo l’European Cannabis Report di Prohibition Partners.