Il Regno Unito, nonostante le rigide restrizioni sulla coltivazione delle piante, si è affermato come il secondo mercato più grande al mondo per i prodotti a base di CBD. Spinto dalla pandemia, questo settore – noto per i suoi potenziali benefici per il benessere – sta vivendo una rapida crescita nel Paese.
“L’opinione pubblica è cambiata radicalmente”, afferma Joe Oliver, co-fondatore di LDN CBD, in un’intervista all’AFP. La sua azienda, come molte altre, ha avviato l’attività a Londra nel 2018 e ora sta pianificando una raccolta fondi tramite crowdfunding.
Secondo Oliver, i principali beneficiari dei prodotti a base di CBD sono persone che affrontano esperienze traumatiche, malattie croniche o situazioni di forte stress, come professionisti sanitari, forze dell’ordine, vigili del fuoco e veterani. Il CBD è ormai disponibile in catene ben note nel Regno Unito, tra cui Boots e Holland & Barrett.
L’industria del CBD nel Regno Unito dovrebbe generare vendite per 690 milioni di sterline nel 2021, secondo l’Association for the Cannabinoid Industry (ACI), e potrebbe superare 1 miliardo di sterline entro il 2025, stando alle previsioni della società di consulenza Savills.
Steve Moore, co-fondatore dell’ICA, ha definito questo fenomeno una “rivoluzione silenziosa” della cannabis, sottolineando come il Regno Unito sia ormai il secondo mercato più grande a livello globale per i prodotti CBD destinati al consumo di massa.
Negli ultimi anni, e in particolare con l’arrivo della pandemia, la domanda è aumentata notevolmente a causa dello stress, dei disturbi del sonno e dell’ansia, spiega Moore. Per garantire la qualità dei prodotti, il governo britannico ha introdotto nuove normative, dopo che alcune analisi avevano rivelato la presenza di oli senza traccia di CBD o con livelli di THC non conformi.