È comprensibile che molti abbiano pensato che, con l’elezione di Giorgia Meloni, la prospettiva di una legalizzazione della cannabis sia ormai irrealizzabile. Tuttavia, ritengo che questa visione sia limitata e non necessariamente fondata. Potrei sbagliarmi, ma ho validi motivi per dubitare di questa convinzione.
Innanzitutto, è importante considerare un aspetto fondamentale: le decisioni di rilievo non vengono prese esclusivamente a Roma. Chi ha studiato la storia recente del nostro Paese avrà notato come spesso – se non sempre – le scelte politiche ed economiche siano influenzate da dinamiche internazionali, in particolare da Washington e Bruxelles. Questo non è frutto di teorie complottiste, ma un dato di fatto documentato.
Un esempio significativo è rappresentato da Matteo Salvini: nonostante la sua posizione politica, la sua azione contro la cannabis si è limitata a una serie di sequestri, spesso inefficaci, che hanno avuto gravi ripercussioni su alcuni piccoli imprenditori, senza tuttavia arrestare la crescita del settore. Al contrario, il movimento a favore della legalizzazione ha continuato a guadagnare terreno.
Inoltre, non possiamo ignorare il contesto europeo. Paesi come Lussemburgo, Germania, Portogallo e Svizzera stanno progressivamente avviando processi di depenalizzazione e legalizzazione della cannabis. L’Italia non potrà rimanere indietro a lungo: se gli Stati confinanti adotteranno politiche più avanzate, sarà inevitabile che anche il nostro Paese si adegui per non subire un’emorragia di professionisti e investitori del settore.
Infine, resta fondamentale il ruolo della società civile. La battaglia per i diritti e la libertà di scelta continua, perché la questione della cannabis non è solo una tematica economica o di sicurezza, ma riguarda anche il diritto individuale all’autodeterminazione. Continueremo a contrastare il proibizionismo, che la storia ha già dimostrato essere inefficace, utilizzando ogni mezzo legale a disposizione per promuovere un cambiamento. Se c’è un’ingiustizia, non sono i cittadini a essere nel torto, bensì coloro che si ostinano a mantenere una normativa obsoleta.
Siamo in tanti a sostenere questa causa e continueremo a farlo con determinazione. Di sicuro ci riproveranno!! Ci attaccheranno!! Ma noi non ci muoveremo dai nostri posti!!
Non è questione di giusto o sbagliato, è questione di cultura e un problema di ignoranza. Viva chi vuole curarsi, viva chi vuole ridere, viva la cannabis!
Roberto D’Aponte – Fondatore di Spazio Canapa