Editoriale

Serviva per curarsi: assolta insegnate con un chilo di cannabis

La Corte d’Appello di Milano ha ribaltato il verdetto di primo grado che aveva condannato una donna a 16 mesi di reclusione. In seconda istanza, i giudici hanno pronunciato un’assoluzione con formula piena, riconoscendo che l’utilizzo della sostanza era essenziale per il trattamento della sua grave patologia caratterizzata da dolori cronici.

L’insegnante milanese, inizialmente condannata a una pena detentiva e a un’ammenda di 800 euro, ha visto riconosciuta la propria innocenza in seguito a un riesame del caso. La difesa, rappresentata dall’avvocato Marco Baroncini, ha dimostrato che le piante coltivate e il quantitativo di cannabis rinvenuto nella sua abitazione erano destinati esclusivamente all’uso terapeutico personale.

Le indagini erano state avviate a seguito di segnalazioni anonime da parte di alcuni vicini di casa nel quartiere di Casoretto, che avevano riferito una forte presenza di odore di cannabis proveniente dall’appartamento della donna. Durante la perquisizione, le forze dell’ordine avevano sequestrato circa 740 grammi di marijuana suddivisi in barattoli e confezioni di vario peso, confermando che la sostanza era di produzione domestica e non riconducibile a circuiti di spaccio.

La sentenza definitiva ha stabilito che l’accusa non aveva fondamento, portando così all’assoluzione totale della donna “perché il fatto non sussiste”.

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