Premesso che non intendiamo in alcun modo incentivare la guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, riteniamo che alcune disposizioni contenute nel nuovo disegno di legge, recentemente approvato dal Consiglio dei Ministri e attualmente in attesa di discussione parlamentare, risultino eccessivamente repressive.
Non contestiamo l’applicazione di pene severo nei confronti di coloro che guidano in stato di alterazione a causa dell’assunzione di droghe o alcol. Tuttavia, le nuove misure introdotte destano alcune perplessità.
Per quanto riguarda gli alcolici, il disegno di legge prevede un inasprimento delle sanzioni: la revoca della patente passa da un massimo di un anno a due anni per chi viene sorpreso con un tasso alcolemico compreso tra 0,8 e 1,5 g/l, e fino a tre anni in caso di valori superiori a 1,5 g/l.
Se tali provvedimenti venissero applicati con la stessa logica anche alle altre sostanze stupefacenti, ovvero sanzionando esclusivamente i conducenti effettivamente alterati al momento del controllo, la misura potrebbe risultare coerente. Tuttavia, ciò che desta preoccupazione è un aspetto specifico della riforma.
Il nuovo testo di legge prevede la revoca del brevetto per chiunque venga trovato positivo a sostanze stupefacenti, indipendentemente dal suo stato psicofisico al momento del controllo. In altre parole, un individuo che abbia consumato una sostanza il venerdì sera e venga fermato per un controllo il lunedì, pur essendo in condizioni perfettamente idonee alla guida, rischierebbe comunque di vedersi ritirare la patente. Questo criterio si applica esclusivamente alle droghe illegali, mentre non è previsto per l’alcol, che pure è una sostanza psicoattiva. Si tratta di una disparità di trattamento difficilmente giustificabile.
Un simile approccio appare sproporzionato e sembra rispondere più a un intento punitivo e stigmatizzante che a una reale strategia di tutela della sicurezza stradale. Ribadiamo con fermezza che nessuno dovrebbe arrivare alla guida in stato di alterazione, ma riteniamo che le misure introdotte nel nuovo disegno di legge si discostino da questo obiettivo, andando piuttosto a limitare in maniera arbitraria la libertà individuale.