Editoriale

Droghe: la relazione annuale della DCSA demolisce le scelte di governo

I DATI DI UN FALIMENTO

La relazione annuale della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (DCSA) del Ministero dell’Interno evidenzia, attraverso un’analisi dettagliata supportata da dati e grafici, l’inefficacia delle strategie repressive adottate dall’attuale governo italiano e dai suoi predecessori nella cosiddetta “guerra alla droga” . L’approccio basato sulla repressione non solo si dimostra inefficace ai fini della tutela della salute pubblica, ma risulta persino controproducente, complicando ulteriormente la situazione senza raggiungere l’obiettivo dichiarato di ridurre il consumo di sostanze stupefacenti .

Il documento, di natura ufficiale, raccoglie annualmente una vasta gamma di informazioni relative al fenomeno della droga in Italia, tra cui dati su consumo, operazioni antidroga, sequestri, arresti, condanne, decessi, fasce d’età coinvolte, luoghi e tipologie di sostanze. L’analisi di tali elementi non lascia margini di dubbio sull’inefficacia delle politiche repressive messe in atto.

(Abbiamo sintetizzato l’aspetto più rilevante e inconfutabile, i dati. In fondo all’articolo potrete accedere al Report originale.).

È opportuno sottolineare che questa analisi non intende in alcun modo incentivare l’uso di droghe o comportamenti dannosi per la salute pubblica , ma si propone di evidenziare, sulla base di dati ufficiali del Ministero dell’Interno, come l’approccio repressivo adottato dallo Stato nei confronti dei cittadini risulta incoerente, inefficace e privo di una reale logica di intervento.

Di seguito, verranno analizzati i dati contenuti nell’ultima relazione, riferita all’anno 2023 , al fine di comprendere le ragioni per cui le strategie governative basate sulla repressione continuano a rivelarsi un fallimento . Per maggiore chiarezza e sintesi, nel trattare la cannabis si farà riferimento sia ai fiori di cannabis che all’hashish , i quali, in alcuni grafici e statistiche, sono accomunati sotto la dicitura cannabinoidi.

OPERAZIONI ANTIDROGA

TOTALI: 20.489 – Cannabis: 9.232 – Cocaina/Crack: 8.581 – Eroina: 1.186 – Sintetiche: 308

Nel 2023 sono stato effettuato 20.489 operazioni antidroga, di cui il 47% (9.232 operazioni) ha riguardato la cannabis, confermandola come la sostanza più perseguita dallo Stato italiano. Le operazioni relative alla cocaina e al crack sono allo stato 8.581, concentrate prevalentemente nelle zone di frontiera (porti e aeroporti) piuttosto che sul territorio nazionale. Per quanto riguarda l’eroina, le operazioni sono state 1.186, mentre quelle relative alle droghe sintetiche si sono fermate a 308.

Questi dati evidenziano come la cosiddetta “guerra alla droga per la tutela della salute pubblica” sia più uno strumento di propaganda politica che una reale strategia di prevenzione, come si comprenderà meglio analizzando ulteriori statistiche.

Un’ampia parte della popolazione continua a credere alla teoria secondo cui la cannabis sarebbe una “droga di passaggio”, ovvero una sostanza che favorirebbe il successivo utilizzo di droghe pesanti.

Tale convinzione, tuttavia, è stata ampiamente smentita dalla comunità scientifica. Già negli anni ’40, il celebre “Rapporto La Guardia”, commissionato dall’allora sindaco di New York, Fiorello La Guardia, e condotto da esperti nel settore medico e scientifico, concluse che la cannabis non crea una dipendenza paragonabile a quella delle droghe pesanti e non rappresenta un fattore determinante nel passaggio a sostanze più pericolose. Studi successivi hanno confermato queste prove.

SEQUESTRI

TOTALI: 88.754 kg (circa 89 tonnellate) – Cannabis: 67.361 kg – Cocaina/Crack: 19.827 kg – Eroina: 260 kg – Sintetiche: 137 kg

Nel 2023, il totale delle sostanze stupefacenti sequestrate ammonta a 88.754 kg (circa 89 tonnellate), di cui il 76% (67.361 kg) è rappresentato dalla cannabis, sequestrata per oltre il 90% all’interno del territorio nazionale, piuttosto che ai confini. Questo dato, unito al numero complessivo delle operazioni antidroga, evidenzia come gran parte delle attività delle forze dell’ordine specializzate in questo settore siano focalizzate proprio sulla cannabis.

È vero che il numero di consumatori e le quantità necessarie per una singola dose di cannabis sono nettamente superiori rispetto, ad esempio, all’eroina. Tuttavia, nel 2023 i sequestri di eroina si sono dimezzati rispetto al 2022 , nonostante il numero di utilizzatori sia rimasto invariato.

Questi dati non giustificano una strategia repressiva focalizzata per il 70% sul contrasto alla cannabis . Se le risorse impiegate nella lotta contro questa sostanza fossero invece destinate al contrasto dell’eroina o della cocaina, il numero di decessi correlati alle droghe potrebbe essere significativamente ridotto.

I sequestri di cocaina, nel 2023, ammontano a 19.827 kg , il che significa che, per ogni grammo di cocaina sequestrato in Italia, ne vengono sequestrati circa quattro di cannabis. Un dato significativo, considerando che la cocaina è una sostanza con un elevato potenziale di letalità e che, nel Paese, il numero di consumatori non è trascurabile: si stima che circa il 10-12% della popolazione faccia uso di cannabis, mentre circa il 7% sia consumatore di cocaina.

PERSONE SEGNALATE

TOTALI: 32.346 – Cannabis: 76% – Cocaina/Crack: 19% – Eroina/Oppiacei: 4,1%

Questi dati evidenziano un aspetto di fondamentale importanza: chi viene fermato? Chi viene denunciato? Chi finisce in carcere?

Il numero complessivo di persone segnalate per reati legati agli stupefacenti ammonta a 32.346. Di queste, il 76% è stato segnalato per consumo di cannabis, il 19% per cocaina o crack, mentre le segnalazioni relative all’eroina rappresentano appena il 4,1% del totale.

Sebbene il numero di consumatori di eroina o droghe sintetiche sia notevolmente inferiore a quello dei consumatori di cannabis – si stima un rapporto di almeno uno a dieci – la sproporzione delle segnalazioni appare illogica. Infatti, le droghe con un impatto più pericoloso sulla salute e sulla società, come eroina e cocaina, vengono perseguite con minore incidenza rispetto alla cannabis, nonostante il numero di consumatori di cocaina non sia significativamente inferiore.

Chi viene fermato per cannabis?

Analizzando i dati del 2022, emerge che su 10.667 persone segnalate per cannabis, ben 10.455 sono state denunciate ai sensi dell’Art. 73 (traffico illecito di stupefacenti), mentre solo 220 persone sono state incriminate ai sensi dell’Art. 74 (associazione finalizzata al traffico di droga), ovvero per reati riconducibili alle organizzazioni criminali.

Questa discrepanza mette in luce come la repressione si concentri prevalentemente sui piccoli spacciatori, lasciando quasi intatte le strutture criminali che controllano il traffico di droga. L’arresto di un singolo spacciatore di basso livello non incide significativamente sulle attività della criminalità organizzata, che può facilmente sostituirlo, alimentando un ciclo senza fine.

DECESSI

TOTALI: 227 – Cocaina: 23% – Eroina: 32% – Metadone: 13% – Non specificata: 28% – Altro: 3,1%

Eccoci alla chiave di tutto il report. Quante persone muoiono in Italia per la droga? Quali sono le droghe che uccidono? Quanto uccidono queste droghe?

Nel 2023, il numero di decessi attribuiti a intossicazione diretta da sostanze stupefacenti è stato di 227. Tra le sostanze maggiormente coinvolte, l’eroina risulta responsabile del 32% dei casi, seguita dalla cocaina con il 23%, dal metadone con il 13% e da sostanze non specifiche – droghe sintetiche – che rappresentano il 28% del totale.

Nel complesso, eroina, metadone, droghe sintetiche e cocaina sono responsabili del 96% delle morti per droga nel nostro Paese. Tuttavia, nonostante questi dati, le principali attività di contrasto dello Stato italiano continuano a concentrarsi prevalentemente sulla cannabis.

Quest’ultima, che nella relazione del 2023 non compara nemmeno nella tabella dei decessi, è stata sorprendentemente inserita nell’ultima statistica, sebbene con un’incidenza estremamente bassa e trascurabile. È importante sottolineare che questi dati sono riferiti esclusivamente alle sostanze rilevate nei soggetti deceduti e non alle effettive cause di morte. Ad oggi, infatti, non esiste alcun caso documentato a livello mondiale in cui il consumo di cannabinoidi sia stato direttamente responsabile di un decesso.

Addirittura, sostanze come il metadone, la benzodiazepina, la buprenorfina e il diazepam (tutti principi attivi farmacologici) sono responsabili di decessi, a fronte dell’assenza totale di mortalità associata alla cannabis. Comincia ad emergere con maggiore chiarezza l’illusione sottesa alla cosiddetta “guerra alla droga”?

LA REPRESSIONE SERVE?

I dati che abbiamo esaminato finora, supportati dai grafici che evidenziano il numero di persone segnalate nel corso degli anni, sono inequivocabili: la politica di repressione non ha mai generato alcun beneficio tangibile. Le persone segnalate sono, sostanzialmente, sempre le stesse. I grafici mostrano un andamento ondulatorio, che sale scende senza mai raggiungere una riduzione netta e significativa; lo stesso vale per i decessi, che continuano a verificarsi. Inoltre, come abbiamo potuto osservare, lo Stato italiano esercita una repressione più incisiva nei confronti della cannabis (con un aumento di almeno il 60% rispetto alle altre sostanze), nonostante questa non causa decessi, a differenza di altre droghe.

La domanda sorge spontanea: a qualcuno sembra che tale repressione sia finalizzata a garantire una maggiore sicurezza per la salute pubblica? A nostro avviso, la risposta è negativa. Chi legge il rapporto della DCSA può trarre una conclusione evidente: il contrasto alla droga in Italia rappresenta un enorme spreco di risorse economiche e umane, senza produrre risultati concreti. La repressione non disincentiva l’uso delle sostanze stupefacenti, né riduce il numero di morti causa da eroina, cocaina o droghe sintetiche. E non possiamo ignorare le vite rovinate sul piano giudiziario di coloro che fanno uso dell’unica sostanza non letale, la cannabis, e dei cosiddetti “spacciatori minori”. In aggiunta, negli ultimi anni i sequestri sono aumentati drasticamente, ma il numero delle persone denunciate rimane sostanzialmente invariato, così come quello dei decessi.

Un’analisi a livello globale, come riportato nel “World Drug Report 2023” pubblicato dall’UNODC (Ufficio delle Nazioni Unite per la Droga e il Crimine), dimostra che il numero di consumatori di droghe nel mondo non è mai diminuito; al contrario, è in costante aumento. Questo dato evidenzia ulteriormente l’inefficacia della repressione. Se i governi destinassero le risorse attualmente impiegate nella repressione al controllo delle sostanze e alla sensibilizzazione, anche tramite la legalizzazione, la situazione potrebbe certamente evolversi in maniera positiva.

Lo hanno dimostrato alcuni paesi che hanno scelto di legalizzare la cannabis: tra i giovani, gli utilizzatori sono diminuiti, mentre tra gli adulti sono aumentati leggermente. Tuttavia, è importante notare che questo aumento tra gli adulti ha comportato una riduzione del consumo di alcol.

La cannabis, che non causa morti, viene raramente discussa rispetto ad altre sostanze, ma dobbiamo ricordare che l’alcol, che causa 3 milioni di morti all’anno nel mondo e 17.000 in Italia, è una delle sostanze più letali. Inoltre, la cannabis viene utilizzata nei centri di recupero per tossicodipendenti da droghe pesanti e per contrastare l’abuso di alcol. Eppure, l’alcol e il tabacco, sebbene siano sostanze psicotrope, non sono considerate droghe dibattito nel pubblico.

Per chiarire, l’alcol (come il tabacco) non è stato anche nel rapporto del 2023, in quanto ideologicamente non viene considerato una droga, soprattutto perché è legale. Tuttavia, scientificamente, entrambe le sostanze sono droghe e creano dipendenza.

Nel rapporto del 2024, alcol e tabacco sono stati inclusi in una statistica riguardante il consumo tra gli studenti, sotto la categoria “sostanze psicoattive legali”. Sebbene sia evidente che esistano sostanze psicoattive legali e illegali, è probabile che chi analizza le caratteristiche ei danni di queste sostanze nel tempo non abbia svolto un lavoro adeguato. Infatti, le sostanze legali causano migliaia di morti, mentre le sostanze illegali ne causano un numero molto inferiore.

Inoltre, l’alcol è stato inserito anche nella tabella dei decessi, dove emergono chiaramente come causano migliaia di morti più rispetto alle droghe illegali.

Infine, dopo i decessi, tocchiamo forse l’argomento più drammatico di tutti: LA RECLUSIONE.

In Italia, oltre un terzo dei detenuti è incarcerato a causa della legge sugli stupefacenti. Gli effetti penali del testo unico sulle droghe continuano ad essere devastanti. Dei circa 60.000 detenuti attuali, circa il 34% è in carcere per reati legati alle droghe, quasi il doppio rispetto alla media europea (18%) e ben al di sopra della media mondiale (22%). Inoltre, la repressione in Italia colpisce in particolare i minori.

Mentre altri paesi stanno puntando sulla legalizzazione, con l’obiettivo di proteggere la popolazione più giovane, in Italia è proprio questa fascia di popolazione ad essere maggiormente colpita. Dall’ultimo rapporto del “Libro Bianco sulle Droghe” emerge che il 97% dei minori segnalati al Prefetto è stato denunciato per consumo di cannabis. Le perquisizioni scolastiche, spesso fonte di stress psicologico intollerabile anche per un adulto, sono devastanti per gli studenti minorenni. In alcuni casi, queste operazioni hanno avuto conseguenze tragiche, come il suicidio di giovani che non sono riusciti a sopportare la vergogna e la pressione derivante dalla perquisizione di fronte ai propri compagni di classe e insegnanti, tutto per sequestrare qualche grammo di cannabis.

DEPENALIZZARE O LEGALIZZARE TUTTE LE DROGHE?

Alcuni paesi, come il Portogallo, hanno scelto di depenalizzare le droghe, con risultati positivi. Altri paesi stanno legalizzando la cannabis, seguendo l’onda americana Sebbene in Italia non sembri esserci ancora una preparazione adeguata per una simile svolta, una tale politica potrebbe giovare notevolmente alla comunità e all’economia del paese. È essenziale smontare il pregiudizio che associa la legalizzazione all’aumento del consumo di sostanze, dato che è un’affermazione infondata. Anzi, con maggiore sensibilizzazione, senza la trasgressione dell’illegalità e con un controllo più stretto sulle sostanze, i consumi potrebbero diminuire e, di conseguenza, anche le morti. Ma la domanda resta: perché continuare a ignorare questi fatti?

I numeri parlano chiaro: l’alcol è legale (monopolio di Stato) e viene ampiamente pubblicizzato in tutte le sue forme, ma causa oltre 17.000 morti ogni anno in Italia; il tabacco è legale (monopolio di Stato) e anch’esso pubblicizzato in ogni sua forma, ma provoca oltre 90.000 morti ogni anno nel nostro paese. Le droghe sono illegali, vengono represse e raramente se ne parla, e causano (dati 2023) 227 morti all’anno. Qualcosa che non torna.

Ognuno è libero di farsi la propria opinione, ma sembra proprio che qualcosa non funzioni in questa “guerra alla droga”.

Questo articolo non è stato scritto per incitare all’uso di sostanze stupefacenti, per esprimere posizioni politiche o per opinioni personali; è stato redatto sulla base della Relazione Annuale sulle Droghe della DCSA (Direzione Centrale per i Servizi Antidroga), utilizzando dati ufficiali e oggettivi. Dati che dimostrano in modo evidente come lo Stato italiano sta sprecando risorse, tempo e, soprattutto, vite umane in una “guerra” che non ha alcuna logica, cercando di risolvere problemi che, da decenni, non sono mai stati affrontati in modo efficace, spesso con risultati imbarazzanti e controproducenti.

“In Italia si muore anche di alcol, ma è legale. Si muore anche di tabacco, ma è legale. In Italia si muore anche per l’eroina, per la cocaina e per le droghe sintetiche, ma l’impegno maggiore dello Stato è contrastare la cannabis. La chiamano “guerra alla droga” ma potevano chiamarla “guerra alla cannabis”. Sinceramente, voi a tutto questo, riuscite a dare un senso?

Roberto D’Aponte (direttore di Spazio Canapa)

RELAZIONE DCSA

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