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Il CBD si converte in THC nei puff?

La possibile conversione del CBD in THC è un tema ancora dibattuto nella comunità scientifica, nonostante la sicurezza documentata del cannabidiolo. Le ipotesi principali riguardano tre scenari: conversione in vivo, in ambiente acido oa temperatura elevata.

La biotrasformazione in vivo , ovvero la conversione all’interno del corpo umano, è stata esclusa da diversi studi. In particolare, una ricerca dell’Università di San Paolo ha dimostrato che il CBD assunto per via orale non si trasforma in THC, poiché non sono state rilevate tracce nel sangue.

La possibilità di conversione in ambiente acido è stata suggerita da studi del 2007 e 2016, in cui il CBD è stato esposto a succhi gastrici artificiali. Tuttavia, ricerche successive hanno confutato questa ipotesi, mostrando che nell’uomo non si rilevano tracce di THC dopo l’assunzione di CBD.

Resta da chiarire la trasformazione ad alte temperature , in particolare durante la vaporizzazione. Uno studio ungherese pubblicato su Scientific Reports ha analizzato il comportamento del CBD tra 250°C e 500°C, rilevando che, in queste condizioni, tra il 25% e il 52% del CBD si converte in THC, Δ8-THC, cannabinolo (CBN) e cannabicromene (CBC). Gli autori dello studio hanno concluso che il CBD nei dispositivi per vaporizzazione potrebbe trasformarsi in quantità non trascurabili di THC, suggerendo di vietarne la vendita.

Tuttavia, questa ricerca solleva diverse perplessità. Il CBD testato era disciolto in metanolo , un solvente non presente nei liquidi per sigarette elettroniche, che usano invece glicole propilenico e glicerolo , i quali potrebbero proteggere il CBD dalla conversione. Inoltre, gli esperimenti sono stati condotti in un’atmosfera con solo il 9% di ossigeno, mentre l’aria che respiriamo ne contiene circa il 21%. Poiché la presenza di ossigeno riduce la conversione in THC, i risultati dello studio potrebbero non riflettere la realtà.

Un altro aspetto critico riguarda il tempo di esposizione al calore: lo studio ungherese ha esposto il CBD ad alte temperature per 5 minuti, mentre nella vaporizzazione reale un tiro dura pochi secondi. Uno studio del 2019 ha analizzato il sangue di volontari dopo l’inalazione di CBD e non ha rilevato tracce di THC, smentendo i risultati ungheresi.

Anche una ricerca del 2014, condotta in Repubblica Ceca, ha simulato l’uso reale della sigaretta elettronica e ha trovato solo CBD nell’aspirato, senza tracce di THC o altri composti.

Questi elementi suggeriscono che lo studio ungherese, invece di chiarire il dibattito, lo complica ulteriormente. La sua pubblicazione nel 2021 è avvenuta in un contesto politico teso, mentre l’Unione Europea discuteva la regolamentazione del CBD. Gli autori stessi fanno riferimento alla sentenza della Corte di Giustizia Europea che aveva annullato il divieto francese sulla vendita di CBD, chiedendo ai legislatori UE di bloccare la vendita del cannabidiolo per vaporizzazione.

Questa posizione è sorprendentemente allineata con la politica restrittiva del governo ungherese sulla cannabis, alimentando il dubbio che lo studio abbia più una motivazione politica che scientifica. (Fonte e approfondimento su cannabiscienza)

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