Editoriale

Quando la smetterete con sta storia delle scale? Quando le scale smetteranno de menacce.

Il 22 ottobre 2009 a Roma moriva Stefano Cucchi in seguito al pestaggio violento da parte di due carabinieri. Stefano fu portato in caserma dopo essere stato arrestato per 20 grammi di Hashish. In seguito fu picchiato in modo selvaggio dagli agenti e mori pochi giorni dopo in ospedale.

Dopo anni di depistaggi e insabbiamenti da parte delle istituzioni, grazie alla tenacia della sorella Ilaria Cucchi e alla testimonianza di un carabiniere presente al momento del pestaggio, il 4 aprile 2022 la Corte di Cassazione ha condannato in via definitiva Alessio di Bernardo e Raffaele D’Alessandro a dodici anni di carcere per omicidio preterintenzionale.

Uno dei rari casi su tanti altri dove la giustizia (anche se lenta) ha concluso il suo percorso. Tante altre persone morte in seguito ai pestaggi delle forze dell’ordine sono ancora in attesa di giustizia, ricordiamo tra i tanti: Uva, Aldrovandi, Sandri, Lonzi, Comuzzi, Branzino, Consiglio, La Penna, Boccaletti, Eliantonio e Rasman.

Senza dimenticare i commenti dell’epoca di politici come Matteo Salvini e Giovanardi i quali definirono Cucchi semplicemente un tossico e sacciatore, minimizzando l’accaduto e facendo passare un messaggio orrendo.

“Vede, alla fine la legge deve essere uguale per tutti. E chi sbaglia deve essere chiamato a rispondere dei propri errori. Che possa essere un avvocato, un extracomunitario, dirigente d’azienda, politico, poliziotto o magistrato. Purtroppo la mia esperienza mi ha portato a contatto con situazioni veramente difficili, dove questo principio non è rispettato in modo plateale. È questo il problema, la gente che si imbatte nella giustizia molto spesso comincia a perdere fiducia. Cosí il sistema rischia di naufragare. Perchè se viene meno la fiducia dei cittadini nella magistratura, a questo punto, non rimane più niente.” Fabio Anselmo (Avvocato)

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