ITALIA

Treviso: monopattini e biciclette a chi smette di fumare marijuana

L’Azienda Sanitaria Locale USL 2 di Treviso ha avviato un’iniziativa del Dipartimento per le Dipendenze che solleva numerose perplessità in termini di efficacia e razionalità, oltre a rappresentare un potenziale spreco di risorse pubbliche.

Il progetto prevede il reclutamento di 60 giovani con diagnosi di dipendenza, sottoponendoli settimanalmente a test delle urine per un periodo di tre mesi. Al termine di questo periodo, coloro che risulteranno negativi riceveranno incentivi quali buoni spesa del valore di 250 euro, biciclette o monopattini.

Ulteriori restrizioni rendono la misura ancora più controversa: i buoni spesa non potranno essere utilizzati per l’acquisto di articoli raffiguranti la foglia di canapa, con il rispetto di tale divieto monitorato da un “comitato etico”. Attualmente, il programma ha coinvolto 40 giovani, con l’obiettivo di raggiungere i 60 partecipanti e di estendere l’iniziativa fino al 2026.

L’approccio adottato appare discutibile per diverse ragioni. In primo luogo, il meccanismo incentivante non garantisce un cambiamento duraturo: un giovane potrebbe semplicemente astenersi dal consumo per il periodo richiesto al fine di ottenere il premio, per poi riprendere successivamente le abitudini precedenti. Inoltre, il principio su cui si basa il progetto ricorda un metodo educativo inefficace, paragonabile a un genitore che asseconda i desideri del figlio con ricompense temporanee, senza affrontare le cause del comportamento da correggere.

È altresì significativo notare che iniziative analoghe non sono mai state proposte per contrastare il consumo eccessivo di alcol o l’uso di sostanze come cocaina ed eroina. Tuttavia, quando si tratta di cannabis, si adottano approcci che sembrano più ideologici che scientificamente fondati.

Tale progetto appare sintomatico di una visione miope e contraddittoria della politica italiana in materia di sostanze, che continua a ignorare soluzioni basate sull’informazione e sulla regolamentazione, preferendo misure che, più che efficaci, sembrano dettate da pregiudizi e da una gestione poco razionale del fenomeno.

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