Editoriale

In Svizzera approvato il progetto preliminare per la legalizzazione

Sarebbe dovuta durare almeno altri quattro anni la fase sperimentale della legalizzazione, e invece con una mossa a sorpresa, la Svizzera, tramite la Commissione sicurezza sociale e sanità ha approvato il progetto preliminare per la legalizzazione della cannabis ad uso adulto.

In Svizzera, il 10% della popolazione ne fa uso, nonostante produzione, commercio e consumo siano vietati, a eccezione dei prodotti con THC inferiore all’1%. Ciò accade nella maggior parte delle città europee, dove questo limite (variabile) è stato stabilito per consentire la vendita di derivati ​​del CBD, ormai sdoganato e utilizzato in molti ambiti.

Nonostante il divieto, il mercato nero della cannabis prospera, spinto da una forte domanda e da una normativa ritenuta da molti obsoleta. I sostenitori della legalizzazione sottolineano come il proibizionismo non abbia ridotto il consumo, ma abbia invece rafforzato le attività illecite, mettendo a rischio i consumatori e gravando sulle risorse delle forze dell’ordine.

L’ipotesi della legalizzazione sembra raccogliere consenso in Parlamento, soprattutto tra i politici del settore sanitario. Sarah Wyss (SP) sostiene l’idea, a condizione che venga accompagnata da misure di protezione per la salute pubblica, in particolare per i giovani. “Non si tratta di promuovere l’uso della cannabis, ma di depenalizzarlo e affrontarlo in modo responsabile”, afferma.

Manuela Weichelt (Verdi) condivide questa visione e sostiene che la Svizzera adotta un approccio più pragmatico, superando la logica proibizionista. Secondo lei, criminalizzare il consumo di cannabis ha generato elevati costi sociali ed economici, senza portare reali benefici in termini di prevenzione.

Il dibattito sulla legalizzazione non si limita ai partiti di sinistra: anche esponenti del centro-destra, come la consigliera nazionale del PLR Regine Sauter, ritengono che l’attuale normativa abbia fallito. “Il consumo di cannabis esiste ed è diffuso, specialmente tra i giovani, mentre il mercato nero continua a prosperare. Una regolamentazione statale potrebbe essere la soluzione migliore”, afferma Sauter.

Di opinione opposta è il consigliere nazionale dell’UDC Rémy Wyssmann, che da avvocato evidenzia le conseguenze negative dell’uso di cannabis, come riduzione della concentrazione, rischio di dipendenza e difficoltà lavorative. Anche Thomas Aeschi (UDC) prevede che, se la legge dovesse passare, un referendum verrà inevitabilmente lanciato per contrastarla, probabilmente ritardando qualsiasi cambiamento fino almeno al 2026.

Ad oggi, però, i primi risultati delle sperimentazioni, come quelli di Zurigo, sono stati incoraggianti, aumentando le possibilità che la Svizzera possa presto unirsi al crescente numero di Paesi che hanno scelto di regolamentare legalmente la cannabis. La legalizzazione prevederebbe la creazione di un monopolio statale per la vendita, limitando il numero di rivenditori autorizzati. La gestione delle licenze per i negozi fisici sarebbe affidata ai cantoni, mentre il governo federale avrebbe il compito di regolamentare il commercio online.

views social ultimo mese (445179)

Abuso di fentanyl: Mantovano lo associa alla legalizzazione della cannabis

La perquisizione auto da parte delle autorità non è sempre legittima

La cannabis è donna: tutti i benefici per il benessere femminile

“Cinque euro dai, due canne” la brutta storia dietro al video virale di Andrea Alongi