Editoriale

Petizione europea per la canapa industriale: il 17 marzo la discussione

L’ampia petizione, promossa dall’Associazione Nazionale Canapa Sativa Italia con il sostegno delle principali organizzazioni agricole del settore, contesta la conformità della normativa italiana sulla canapa rispetto al diritto dell’Unione Europea.

In particolare, viene denunciato come le recenti restrizioni imposte dalla legislazione nazionale ostacolino la coltivazione, la lavorazione e la commercializzazione dei fiori di canapa industriale e del Cannabidiolo (CBD), penalizzando l’intero comparto senza alcuna motivazione valida.

Le misure adottate dall’esecutivo guidato da Giorgia Meloni stanno mettendo a rischio la sopravvivenza di migliaia di piccole e medie imprese, che hanno investito ingenti risorse per operare nel rispetto delle direttive europee e ora affrontano gravi conseguenze economiche e occupazionali.

Le limitazioni introdotte risultano in netto contrasto con le normative comunitarie e con le pronunce della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che nel 2020 ha chiarito come il CBD non possa essere considerato una sostanza stupefacente.

Inoltre, la petizione evidenzia la mancata osservanza, da parte dell’Italia, dell’obbligo di notificare alla Commissione Europea le nuove disposizioni tecniche attraverso il sistema TRIS, come richiesto dalla Direttiva (UE) 2015/1535. L’assenza di tale notifica ha impedito il necessario controllo di conformità con il quadro normativo europeo prima dell’entrata in vigore delle restrizioni nazionali.

La richiesta di discussione della petizione presentata lo scorso settembre al Parlamento Europeo è stata approvata, e inserita nell’agenda del 17 marzo 2025 della Commissione PETI del Parlamento Europeo.

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