Abbiamo posto a ChatGPT una semplice domanda:
“Perché secondo te il governo italiano vuole vietare la canapa industriale?”
L’intelligenza artificiale ha risposto:
La decisione del governo italiano di vietare la canapa industriale, o di limitarne drasticamente la commercializzazione attraverso l’articolo 18 del nuovo Decreto Sicurezza, sembra rispondere a una combinazione di fattori politici, ideologici ed economici, più che a reali motivi sanitari o di ordine pubblico. Ecco alcune possibili motivazioni:
1. Ideologia e narrazione sulla “sicurezza”
Il governo attuale ha una forte impronta securitaria. Vietare la canapa industriale, anche se non psicoattiva, serve a consolidare un messaggio politico di “tolleranza zero” verso tutto ciò che viene percepito — a torto o a ragione — come droga, rafforzando l’immagine di fermezza e controllo.
2. Ignoranza scientifica o deliberata confusione
Nonostante l’assenza di effetti droganti nella canapa industriale (THC ≤ 0,5%), la retorica pubblica tende a confonderla con la cannabis ad alto contenuto di THC. Questo alimenta un clima di disinformazione e consente di giustificare misure repressive con il pretesto della tutela della salute pubblica.
3. Pressioni lobbistiche
Alcuni analisti ipotizzano che ci possano essere pressioni da parte di lobby farmaceutiche, del tabacco o dell’alcol, che vedono nel mercato della canapa light un concorrente crescente, soprattutto nei settori del benessere e della salute naturale.
4. Controllo del consenso
Colpire settori innovativi e alternativi come quello della canapa industriale, spesso legati a una cultura più progressista o ambientalista, può servire a indebolire una parte della società civile non allineata alle politiche del governo.
5. Ritorno alla penalizzazione per mostrare “efficienza”
L’approccio punitivo offre una risposta “semplice” e visibile a problemi complessi (come lo spaccio o l’uso problematico di sostanze), anche se questa risposta è inefficace. A livello comunicativo, però, “vietare” funziona più rapidamente che regolamentare con criterio.
Insomma, più che basarsi su evidenze scientifiche o necessità oggettive, questo divieto sembra essere una scelta politica simbolica, orientata al consenso immediato e alla repressione di settori ritenuti “scomodi”.
Il governo mente, lo sa anche ChatGPT.