Editoriale

Evoluzione normativa: il progresso degli Stati Uniti sulla cannabis e l’immobilismo italiano

Il dibattito sulla regolamentazione della cannabis evidenzia le profonde differenze tra paesi che adottano politiche progressiste e altri che restano ancorati a visioni repressive ormai superate. Un esempio emblematico è quanto sta accadendo negli Stati Uniti, dove il Maryland ha recentemente annullato 175.000 condanne legate al consumo e al possesso di cannabis, segnando un importante passo avanti nella revisione delle politiche proibizioniste.

In Italia, invece, il dibattito pubblico e politico sembra muoversi in direzione opposta: mentre il mondo evolve verso normative più razionali e fondate su evidenze scientifiche, nel nostro paese si continua a discutere di un possibile divieto della cannabis light, un prodotto che, secondo numerosi studi, non presenta effetti psicotropi rilevanti e il cui mercato rappresenta un’opportunità economica significativa.

Parallelamente, le risorse dello Stato vengono impiegate in un’inefficace repressione dei piccoli spacciatori, senza colpire realmente le grandi organizzazioni criminali che gestiscono il traffico di stupefacenti su larga scala. La cosiddetta “guerra alla droga” si traduce, nei fatti, in un dispendio di milioni di euro senza un impatto concreto sulla riduzione del fenomeno.

L’Italia spesso prende spunto dagli Stati Uniti su vari fronti: dall’adozione di modelli di consumo, come la diffusione della cultura del fast food, alle scelte di politica estera, come l’invio di armi a Paesi in guerra. Tuttavia, quando si tratta di riforme lungimiranti e basate su un approccio razionale alla regolamentazione della cannabis, il governo italiano ignora i segnali di cambiamento provenienti dall’estero, scegliendo di mantenere un atteggiamento conservatore e poco coerente con i principi di libertà individuale e sviluppo economico.

Un ripensamento delle politiche sulla cannabis, basato su dati concreti e sulle esperienze di altri paesi, potrebbe non solo ridurre il peso sul sistema giudiziario, ma anche sottrarre risorse al mercato nero e favorire una regolamentazione che garantisca maggiore sicurezza ai cittadini e nuove opportunità economiche.

Roberto D’AponteDirettore Spazio Canapa

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