Editoriale

“Cinque euro dai, due canne” la brutta storia dietro al video virale di Andrea Alongi

Un breve filmato registrato all’interno di un’aula di tribunale durante un processo: un giovane di diciassette anni risponde alla domanda del Pubblico Ministero – “Ricorda quanto hashish ha acquistato?” – con un’espressione quasi ironica e una risposta apparentemente insignificante: “Cinque euro dai, due canne.” Il suo volto lascia trasparire una smorfia che somiglia a un sorriso beffardo, come se volesse sottintendere: “Davvero sono qui per questo?”

Ma Andrea Alongi non è in tribunale soltanto per quel motivo, né è destinato a diventare noto esclusivamente per quella frase divenuta virale sul web. In quell’aula, la sua testimonianza si rivelerà determinante per far emergere una delle vicende più gravi e sconcertanti riguardanti le forze dell’ordine italiane degli ultimi vent’anni.

Parma, 29 settembre 2008: la ricostruzione dei fatti

Quella mattina, Andrea Alongi si reca al Parco Falcone-Borsellino con l’intenzione di acquistare hashish. Ad attenderlo, però, vi sono dieci agenti della Polizia Municipale di Parma (successivamente giudicati impreparati e non idonei a operazioni di quel genere), i quali danno il via a un blitz all’interno del parco. L’operazione, come spesso accade in Italia, si rivelerà più scenografica che efficace. Sei persone vengono fermate, tra cui Alongi e un altro ragazzo, il vero protagonista di questa vicenda, sebbene il suo nome sia stato troppo poco menzionato nei resoconti mediatici.

Si tratta di Emmanuel Bonsu , uno studente ghanese di diciassette anni che, in quel momento, sta semplicemente camminando verso la scuola. Scambiato dagli agenti per il presunto “palo” dello spacciatore, viene brutalmente atterrato, insultato e colpito con calci e pugni. Successivamente, viene condotto al comando della Polizia Municipale insieme agli altri fermati, privato di acqua e di cure mediche. Al contrario, riceverà ulteriori insulti a sfondo razziale e persino minacce di morte. In un gesto di umiliazione estrema, uno degli agenti si fa  addirittura fotografare accanto a lui, con il volto del giovane visibilmente tumefatto. (FOTO)

Quando, in serata, Emmanuel Bonsu viene rilasciato data l’assenza di prove a suo carico, gli vengono restituiti i suoi effetti personali in una busta sulla quale gli agenti avevano scritto, accanto al suo nome, un insulto razziale: “Emanuel Ne*ro.”

Il processo e il coraggio della Testimonianza

Bonsu denuncia immediatamente l’accaduto e la vicenda giunge in tribunale. Il processo si trasforma in una battaglia tra la parola del giovane e quella delle forze dell’ordine. È in questo contesto che emerge la figura di Andrea Alongi, la cui testimonianza sarà giudicata lucida e attendibile, rivelandosi decisiva per la condanna degli agenti coinvolti.

Grazie alla sua deposizione, sette membri della Polizia Municipale verranno condannati per lesioni aggravate e falso ideologico, con pene comprese tra i due e cinque anni di reclusione.

Andrea Alongi non era un ragazzo con un passato facile: cresciuto in un contesto familiare difficile, faceva uso e abuso di sostanze stupefacenti. Eppure, ha trovato il coraggio di fare ciò che in pochi avrebbero osato: sedersi in un’aula di tribunale e testimoniare contro un intero corpo di Polizia Municipale.

Oltre il mito virale

E così, torniamo a quel breve filmato che ha reso Alongi involontariamente famoso. Quella risposta – “Cinque euro dai, due canne.” – è stata ripetuta innumerevoli volte sul web con toni ironici, spesso celebrativi. Ma oggi, conoscendo l’intera vicenda, possiamo affermarlo con certezza: Andrea Alongi è stato un eroe, ma non per quella frase.

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