Nel corso di un normale controllo stradale, può capitare che le forze dell’ordine chiedano di ispezionare un veicolo. Ma fino a che punto è consentito spingersi? La legge ha criteri ben precisi che distinguono un semplice controllo amministrativo da una perquisizione vera e propria.
Le autorità possono effettuare ispezioni sui mezzi in circolazione per verificare il rispetto delle normative previste dal Codice della Strada (art.192). Ciò significa che un agente ha il diritto di controllare elementi come la presenza del triangolo di emergenza (spesso posizionato nel bagagliaio), il giubbotto catarifrangente o l’integrità di dispositivi essenziali come pneumatici e impianti di scarico.
Diverso è il discorso per le perquisizioni, che hanno finalità investigativa e richiedono la presenza di indizi concreti di reato. La polizia non può, infatti, ispezionare borse, valigie o vani nascosti senza un motivo valido. La semplice infrazione stradale, come l’eccesso di velocità, non giustifica un controllo approfondito alla ricerca di sostanze stupefacenti o armi. Tuttavia, se il conducente manifesta segnali evidenti di alterazione psicofisica, oppure vi siano elementi concreti che facciano supporre la presenza di materiali illegali all’interno del veicolo, gli agenti possono avere il diritto di approfondire l’ispezione.
Se l’ispezione riguarda solo la conformità del veicolo alle norme, il conducente non può opporsi, pena una sanzione amministrativa che varia dagli 87 ai 344 euro. Quando invece si parla di perquisizioni mirate ad individuare elementi di reato, la situazione cambia: in assenza di urgenza o di autorizzazione dell’autorità giudiziaria, il controllo potrebbe essere considerato illegittimo.
In sintesi, la polizia può sempre verificare la regolarità del mezzo, ma non può effettuare ricerche più invasive senza un motivo fondato. Conoscere i propri diritti aiuta a distinguere tra un’ispezione di routine e un abuso di potere.
L’attuale quadro normativo, che attribuisce agli agenti un ampio margine di discrezionalità, permette alle forze dell’ordine di operare in modo tale da poter talvolta comprimere i diritti individuali.
In numerose occasioni, i conducenti vengono sottoposti a perquisizioni senza che vi sia un motivo oggettivo fondato a giustificarle. Questo fenomeno persiste perché, in parte, molti cittadini, temendo possibili conseguenze, evitano di contestare tali comportamenti. Tuttavia, non è realistico poter disporre dell’assistenza legale in ogni momento della giornata, circostanza di cui alcuni esponenti delle autorità statali approfittano.
È fondamentale ricordare che il ruolo delle forze dell’ordine e della magistratura non è quello di esercitare un potere arbitrario, bensì di garantire un servizio improntato al rispetto della legalità e dei diritti fondamentali di ogni individuo.