ITALIA

L’Associazione Nazionale Magistrati contro il Decreto Sicurezza

“Il messaggio trasmesso dal Decreto Legge Sicurezza appare fortemente preoccupante, poiché sembra perseguire un duplice fine: da un lato, alimentare nell’opinione pubblica la percezione di una problematica inesistente – non risultano infatti emergenze reali o allarmi sociali riconducibili all’ordine pubblico; dall’altro, porre le basi per un progressivo irrigidimento nei confronti del dissenso.

È quanto dichiarato dal segretario generale dell’Associazione Nazionale Magistrati (ANM), Rocco Maruotti, durante il suo intervento presso il Comitato Direttivo Centrale (CDC) del sindacato della magistratura.

Nel corso della riunione, il CDC ha dato il proprio assenso all’incontro previsto per il 15 aprile con il ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Oltre ai temi già precedentemente presentati a Palazzo Chigi, verrà affrontata anche la questione – già sollevata nella precedente seduta del Direttivo – relativa alla richiesta di una modifica urgente dell’articolo 3 della legge n. 27 del 1981, al fine di ripristinare l’integrità del trattamento economico dei magistrati in caso di malattia.

Nel medesimo incontro, la Giunta dell’ANM illustrerà inoltre le proprie preoccupazioni in merito alle implicazioni operative derivanti dal disegno di legge sul femminicidio.

Il dissenso espresso dall’Associazione Nazionale Magistrati, sebbene non sia direttamente riferito al settore della canapa industriale né all’articolo 18 del Decreto Sicurezza, contribuisce comunque ad alimentare un dibattito critico sul profilo di legittimità costituzionale e sull’impostazione potenzialmente antidemocratica del provvedimento stesso. Emergono infatti dubbi fondati circa l’effettiva necessità e giustificazione di tale decreto nell’attuale contesto nazionale.

Quando risultano assenti motivazioni oggettive e fondate alla base dell’introduzione di nuove disposizioni normative, si rischia di promuovere misure in aperto contrasto con i principi cardine dello Stato di diritto e della democrazia. Non è compatibile con un ordinamento democratico l’applicazione di strumenti legislativi in assenza di comprovate esigenze reali.

In particolare, per quanto riguarda il caso specifico della canapa industriale, non esistono evidenze scientifiche né elementi di ragionevolezza che giustifichino l’inclusione delle infiorescenze e dei derivati – quali oli e resine – all’interno delle restrizioni previste dall’articolo 18. L’assunto secondo cui tali prodotti comporterebbero alterazioni significative dello stato psico-fisico dell’individuo appare destituito di ogni fondamento.

Diffondere informazioni prive di riscontro oggettivo, soprattutto quando provengono da istituzioni deputate alla tutela dei diritti dei cittadini, rappresenta un atto di grave irresponsabilità che a nostro avviso dovrebbe costituire reato. In un sistema democratico, l’onestà nell’informazione e l’adesione a criteri di verità dovrebbero costituire principi imprescindibili dell’azione pubblica.

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